Aurelio Pastore.
Un nome scolpito nella roccia della storia del Borgosesia Calcio.
Il borgosesiano, classe 1939, infatti detiene il record di presenze in granata, ben 500.
Dalla stagione 1955/1956 a quella 1971/1972 indossò sempre la casacca delle aquile, con una parentesi di un anno in prestito alla Biellese e al Soave durante la Leva militare.
<<Il pallone ce l’ho nel sangue – afferma Pastore – . E’ sempre stato così>>.
Ricordato dai più come stopper, la sua carriera iniziò in un altro ruolo.
<<Fui impiegato all’esordio come ala. Eravamo in Promozione e correva la stagione 1957/1958. Il titolare, Oscar Cocca, era infortunato e mister Munerati mi schierò nell’undici>>.
Esordio non banale visto che…
<<Giocavamo contro il Villadossola. Vincemmo 1-0 e fui proprio io a segnare la rete che decise l’incontro>>.
Da lì iniziò una cavalcata straordinaria.
<<Per 2-3 anni fui impiegato come mediano. Vincemmo il campionato 1967/1968 e salimmo in IV Serie. Lì ricoprii stabilmente il ruolo di stopper>>.
‘67/’68, una stagione indimenticabile.
<<Fu un testa a testa per tutto il campionato con il Suno. All’ultima giornata andò in scena Borgosesia-Suno; vincemmo 1-0 nei minuti finali con gol di Balocco. Fu una vittoria che ci valse il salto di categoria>>.
Era sicuramente un calcio molto diverso da quello di oggi.
<<Ci allenavamo due volte alla settimana. Lavoravo come disegnatore edile e dovevo chiedere dei permessi per allenarmi. Una volta per i giovani era difficile emergere. C’erano tanti “marpioni”e guadagnarsi il posto non era facile. Mi ricordo centravanti molto forti fisicamente. Io puntavo sull’anticipo. Una curiosità è che riuscii a non prendere mai una squalifica>>.
Che effetto fa essere una bandiera della propria città?
<<Mi rende orgoglioso. Andavo a giocare nel campo vicino a casa e poi vestii la maglia dello Sparviero di don Mina. Dopo iniziò l’avventura nel Borgosesia Calcio. Indossai sempre quella maglia tranne per la parentesi alla Biellese e al Soave nel periodo di Leva militare. C’era un grande rapporto con i tifosi granata mi chiedevano sempre della partita. I miei genitori mi aiutarono molto e furono presenti. Ebbi anche l’occasione di andare a giocare nella Spal ma quando mia mamma venne a sapere che era la squadra di Ferrara fu irremovibile e non mi fece andare. A Borgosesia ho vissuto anni bellissimi. Con i compagni di allora capita spesso di sentirci e organizzare qualche pranzo o cena. Fui allenato da ottimi tecnici. Ricordo con affetto Donna che mi trattò come un papà>>.
Anche dopo il ritiro dal calcio il Borgosesia Calcio gli restò nel cuore.
<<Gli impegni lavorativi e famigliari erano tanti e così decisi di smettere. Nel primo periodo mi staccai dal calcio. In seguito allenai i ragazzini del Borgosesia Calcio. Fu una bella esperienza per quanto riguardò i giovani, ci furono invece delle difficoltà nei rapporti con i genitori. Ancora oggi mi interesso sempre del risultato del Borgosesia e quando posso vado allo stadio>>.
Pensa che qualcuno batterà il suo record di presenze?
<<Nel calcio di oggi è molto difficile. I giocatori cambiano spesso maglia e non è facile restare nella stessa Società per molti anni>>.
Un cuore granata che tifa Borgosesia e che resterà per sempre nella storia della Società.
Intervista a cura di Simone Cerri